Il pediatra

e la teoria di genere

Oggi il pediatra si trova di fronte a nuove esigenze
di salute del bambino e dell’adolescente legate
alle diverse identità di genere sessuale: un nuovo
impegno per la salute fisica e mentale dei suoi pazienti.

Luciana Indinnimeo

direzione.areapediatrica@sip.it

Il 3 aprile il Consiglio Regionale dell’Umbria ha approvato la proposta di legge sulle “Norme contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere”. Altri consigli regionali italiani hanno preso in considerazione le problematiche legate alla teoria di genere, ma l’Umbria per prima ha creato una normativa che non ha precedenti in Italia. Scopo di questa legge regionale è sostenere e diffondere in più ambiti – dalle scuole agli ambienti di lavoro – la teoria di genere, cioè il pensiero secondo il quale gli esseri umani non sono caratterizzati solo dall’essere uomini e donne, ma si distinguono per preferenze e comportamenti sessuali. È importante aggiungere che all’articolo 1 del testo di questa legge è previsto che essa non si applichi nella normale manifestazione delle libertà di parola e di pensiero. Il testo prevede la diffusione della teoria di genere nelle scuole, limitatamente però ai docenti e alle famiglie dei minori, la promozione di eventi e l’istituzione di un osservatorio regionale, di cui faranno parte anche rappresentanti delle associazioni familiari, orientato a valutare l’applicazione della teoria gender nella realtà sociale e lavorativa. Essendo una legge regionale, non sono previste sanzioni come quelle contenute nella proposta di legge sull’omofobia presentata dall’onorevole Scalfarotto e al momento ancora in Senato. La pubblica amministrazione dovrà adeguarsi; sono infatti previsti corsi di formazione per il personale e la modulistica dovrà essere conforme alle nuove esigenze. A tale proposito in California, nel mese di gennaio, una legge ha introdotto nei documenti di identità pubblici (patente di guida, carta di identità, certificato di nascita, ecc.) tre opzioni sessuali: male, female, nonbinary.




È opinione di molti sessuologi che le identità di genere sessuale sono più numerose di quanto conosciuto fino ad oggi e che esistono ancora molte difficoltà terminologiche per inquadrarle tutte correttamente. Sono già stati pubblicati dati relativi a sondaggi nei quali è emerso che oltre il 10% della generazione dei ‘millennials’ non è in grado di definirsi con i termini ‘maschio’ o ‘femmina’ ritenendo che il genere non debba essere determinato in modo rigido, rispetto ad una percentuale del 7% circa della generazione dei ‘baby boomers’.

Tutto ciò rappresenta per noi pediatri, che dobbiamo mantenere e difendere la salute fisica e mentale dei nostri bambini e dei nostri adolescenti, un grande impegno professionale e scientifico. Non sono in grado di fare considerazioni scientifiche sull’argomento ma ritengo sia importante implementare la ricerca e la formazione medica relative a queste nuove esigenze di salute, che vanno affrontate fin dalla prima infanzia.

L’applicazione delle attuali teorie di genere potrebbe col tempo avere profonde implicazioni in molte attività umane, quali lo sport competitivo, la carriera militare, con notevole impatto sul contesto sociale e anche sulla nostra attività di pediatri.

Per una buona salute fisica e mentale è importante che il medico, e il pediatra in particolare, riconosca e comprenda qualsiasi tipo di identità, ma è noto a tutti quante diversità albergano nella mente umana.

Le diversità non devono essere soffocate, ma devono essere definite ed eventualmente canalizzate, per un sano equilibrio personale e sociale