Zaino scolastico e scoliosi:
il fatto non sussiste

Più importante è la postura assunta in classe che non il peso dello zaino nel tragitto casa-scuola-casa.

Simone Cigni1, Carmelo Giuffrida2, Michele Perniola3, Rodolfo Lisi4

1 Ortopedico, ASST Santi Paolo e Carlo, Milano

2 Cinesiologo, Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche, Università degli Studi di Catania

3 Cinesiologo, Ministero della Pubblica istruzione, Bologna

4 Cinesiologo, Ministero della Pubblica istruzione, Cassino (FR)

Si è più volte dibattuto sulla reale pericolosità dell’eccessivo peso dello zainetto nei confronti della colonna vertebrale. Si è arrivati addirittura a ipotizzare un suo coinvolgimento diretto nella comparsa di una scoliosi evolutiva. Siamo persuasi di come sia necessario porre attenzione maggiormente alla postura (spesso coatta) assunta in classe dal discente, tenendo presente che lo stesso trascorre la maggior parte del tempo su una sedia, anziché preoccuparsi del tragitto (casa-scuola e ritorno) compiuto con o senza zaino.

Indossare uno zainetto pesante provoca la scoliosi?

No. Anche perché, da un punto di vista strettamente scientifico, ci si dovrebbe domandare perché, se tutti i bambini portano gli zainetti, solo alcuni sviluppano scoliosi evolutive. D’altra parte, bisognerebbe dimostrare che l’incidenza della deformità vertebrale in questa popolazione è differente, e maggiore, rispetto a quella di una popolazione analoga per età e sesso non esposta allo stesso sovraccarico.1

Nessun problema, quindi, per la colonna vertebrale di mio/a figlio/a?

È facile osservare come, all’uscita di scuola, ragazzi con zaini – più o meno pesanti – corrono o saltano, si strattonano e si spingono. Quelle colonne vertebrali impongono carichi meccanici che si moltiplicano a dismisura per effetto delle brusche accelerazioni e decelerazioni cui vengono sottoposte, determinando possibili traumi muscolotendinei.2 Alcuni autori sostengono che uno zaino di peso non superiore al 10% del peso corporeo sia sopportabile da soggetti in fase di accrescimento perché non implica reazioni dinamiche e muscolari compensatorie particolarmente gravose per la struttura corporea.3 È consigliabile, comunque, non sottrarre a priori e indebitamente l’uso dello zaino a un figlio “gracile” poiché significherebbe privarlo di quegli stimoli necessari alla strutturazione di un corpo sano.

È meglio utilizzare lo zainetto o il trolley?

Nella primissima adolescenza, a nostro avviso, la scelta ricadrà esclusivamente sul giovane. Se il gruppo dei pari decide, ad esempio, di adottare il trolley, nullaosta a tale opportunità. Non esistendo nessuno studio in proposito, e tenendo conto di una fase della vita così delicata, il “conformismo” è una tappa quasi obbligata di crescita e di accettazione. Nei bambini, l’appartenenza al gruppo di coetanei non è così stretta e vincolante. Pertanto, la scelta su trolley o zaino sarà dei genitori.4 Un suggerimento da fornire al ragazzo: in caso di utilizzo dello zaino, non vincolare lo stesso sulla colonna, e preferire l’utilizzo del manico in dotazione4.

Mio/a figlio/a fa poca attività fisica…

Praticare costantemente attività fisica significa attivare strategie motorie ed engrammi sensoriali in grado di reclutare un maggior numero di fibre muscolari della colonna vertebrale e sopportare, così, anche il peso supplementare dello zaino. Ricorrere ad una adeguata preparazione fisica dei muscoli paravertebrali e della parete addominale significa anche costruire un busto muscolare di sostegno.5 .

Gli autori dichiarano di non avere alcun conflitto di interesse.

Bibliografia

1. Lisi R. Tennis e scoliosi, stato dell’arte. Roma: Lombardo; 2007: p 22.

2. Raimondi P. Il sovraccarico funzionale dell’apparato locomotore in età scolare (lo zaino scolastico). Chinesiologia 1998; 16: 5-14.

3. Saggini R, Ridi R. Zaino in spalla. Sport & Medicina 1994; 11: 47-52.

4. Lisi R, Giuffrida C, Boccini A, Perniola M, Parrello A. Zaino in spalla? No, grazie. Scienza&Movimento 2025; 39.

5. Pivetta S, Pivetta M. Tecnica della ginnastica medica (V ed). Milano: EdiErmes, 2002.