L’epidemia no vax:
c’è troppo benessere!

Le vaccinazioni, nonostante il loro successo in termini di vite salvate e protezione globale, vengono comunque ancora messe in discussione da campagne no vax.

di Fabio Midulla

Negli Stati Uniti un’epidemia di polio creò il panico nell’estate 1916 con 27.000 casi e 6.000 morti. La paura e l’impotenza verso questa malattia si presentarono durante una seconda epidemia che colpì gli abitanti del New Jersey nel 1954 pochi anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale e più del 99% della popolazione si sottopose al vaccino, appena messo in commercio. Sicuramente chi è nato tra gli anni ‘40-‘50 ha conosciuto persone, e soprattutto bambini, morti per la polio o rimasti paralizzati per tutta la vita. Chi ha paura della polio oggi? Praticamente nessuno e probabilmente la maggior parte dei giovani non sa neppure cosa sia! Tutto questo grazie a due scienziati, Jonas Salk e Alfred Sabin, che misero a punto nel 1954 due vaccini, uno con virus uccisi e l’altro con virus vivi ma attenuati. In Italia la campagna di vaccinazione antipolio iniziò il 1° marzo 1964 e fu rapidamente resa obbligatoria con il numero di casi di polio che diminuì rapidamente. Nel 1982 il Ministero della Sanità ha registrato l’ultimo caso. Recentemente sono stati pubblicati sul Lancet (doi.org/10.1016/so140-6736(25)01037-2) i risultati del Expanded Programme on Immunization (EPI) sull’impatto sanitario globale delle vaccinazioni negli ultimi 50 anni: i programmi di vaccinazione sono riusciti, dal 1974 al 2024, a salvare la vita di 154 milioni persone, nel 95% di bambini sotto i 5 anni. Inoltre, lo studio ha dimostrato che, nonostante l’enorme spesa sanitaria di 3,9 miliardi di dollari, le vaccinazioni pediatriche sono state una delle strategie di sanità pubblica di maggior successo, che ha portato ad un risparmio sia in termine di vite salvate che di ritorno in investimenti sulla sanità. In Italia, la legge Lorenzin n° 119 del 31 luglio 2017 ha stabilito l’obbligatorietà di 10 vaccinazioni con un significativo innalzamento delle coperture. La vaccinazione per polio-difterite-tetano-pertosse ha superato la soglia del 95%, mentre per morbillo, parotite e rosolia si è arrivati a coperture attorno al 93-94%.

Purtroppo, nonostante le evidenze scientifiche sui vantaggi delle vaccinazioni, abbiamo assistito negli ultimi anni a continue campagne anti vax, che hanno origini complesse, legate principalmente alla disinformazione sui vaccini. Sebbene la certezza sui benefici dei vaccini rimanga alta nella popolazione mondiale, la pandemia da Covid-19 ha paradossalmente rinforzato la sfiducia nelle vaccinazioni, con il rischio di gravi ripercussioni in futuro. Non si può escludere che le continue campagne anti vax nel nostro Paese possano essere strumentali, favorite anche dal troppo benessere della popolazione e dal continuo aumento dell’utilizzo di social media. Dobbiamo migliorare le conoscenze sui numerosi benefici ottenuti dai vaccini e ricordare che malattie come vaiolo, polio e difterite sono scomparse grazie alle vaccinazioni. Le strategie per aumentare la fiducia nei vaccini dovrebbero includere: la promozione della cultura scientifica, l’implementazione di campagne di sanità pubblica, l’insegnamento nelle scuole dell’importanza della vaccinazione e la partecipazione di esponenti della comunità scientifica nelle decisioni politiche su campagne di vaccinazione. Spesso le campagne anti vax sono legate a motivazioni politiche: una irresponsabilità del tutto incomprensibile, con potenziali conseguenze gravi e imprevedibili. Con disappunto assistiamo a quello che sta succedendo negli USA, dove viene nominato un Ministro della sanità no vax, Robert Kennedy jr, e dove è stata allontanata la direttrice dei Centers for Disease Control, Susan Monarez, perché si è rifiutata di approvare raccomandazioni antiscientifiche sui vaccini. Anche nel nostro Paese abbiamo assistito di recente all’inserimento nel NITAG di 2 medici no vax, le cui nomine però, grazie all’intervento di numerose società scientifiche, tra cui la SIP, sono state bloccate. Il futuro dei nostri figli dipenderà anche dalle nostre capacità di difenderli dalla disinformazione scientifica. .